VIVAFRICAVIAGGI


D.A.I.C.I
DISTRETTO AGROINDUSTRIALE ITALIANO COTE D'IVOIRE
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Un'economia diversa, basata sulle seguenti caratteristiche: reciprocità, cooperazione, giustizia sociale, rispetto per la persona, rispetto per l'ambiente, partecipazione democratica, impegno nell'economia locale, rapporto attivo con il territorio, disponibilità ad entrare in rete con le altre esperienze di economia solidale per un percorso comune e impiego degli utili residui per scopi di utilità sociale.
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SCENARI
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“Questa nuova e incredibile opportunità di investimento (n.d.r. in Africa sub-sahariana) non è quasi mai citata dai media ufficiali e nei convegni per gli investitori aperti al grande pubblico. Invece, sta diventando il tema caldo nei convegni riservati a un selezionato target professionale o di HNWI (privati molto facoltosi). Prova ne è l’ultimo interessantissimo Commodity Forum di Lugano aperto dalla delegazione maliana del Ministero delle Miniere. Mi sembra di rivivere la situazione paradossale di quindici anni fa quando nessuno parlava di investire nei BRIC (Brasile, India, Cina) mentre gli istituzionali si erano buttati a capofitto nell’affare comprando a sconto un mercato in crescita vertiginosa salvo poi farne conoscere i pregi ai comuni mortali in un secondo tempo”.
La citazione che riportiamo (del 14 marzo 2012) è dell’analista tecnico finanziario premiato dalla Borsa di Milano “Siat Technical Analyst Award 2010” Andrea Forni, ci sembra molto significativa.
Affermare che “il futuro è nero” ha un doppio senso. Se da una parte le risorse africane sono immense e quindi per gli africani il futuro può essere guardato con ottimismo, non così per l’Occidente il cui futuro, può diventare denso di nubi nere se in questo processo di globalizzazione non avvia relazioni preferenziali e solidali con il suo partner africano.
L’affrancamento dalla politica colonialista e il minor peso delle vicende economiche occidentali sugli Stati produttori di materie prime che dal 2007 hanno cercato altre vie di commercio verso Cina e Paesi in via di sviluppo (Brasile e India in primis) offrono le condizioni propizie per imprese e investitori italiani di penetrare questo mercato in forte crescita. L’Italia con la sua tecnologia, la flessibilità di adattamento, la sua esperienza di PMI è oggi un interlocutore privilegiato per l’Africa sub-sahariana.
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D.A.I.C.I. è nato con l’obiettivo di creare un DISTRETTO AGROINDUSTRIALE in Africa sub-sahariana ed ha origine dall’incontro di operatori italiani con lunga esperienza in Costa d’Avorio.
DAICI ha base in Costa d’Avorio ad Abidjan (la capitale economica e sede strategica per tutta l'Africa dellOvest)
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DAICI é una iniziativa che rientra in una una visione che si viene affermando da più parti (conferenza di Busan 2011, Conferenza Rio+20 del 2012) e che vede un ruolo sempre maggiore del settore privato e delle imprese per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio.
Si guarda sempre più all’impresa come ad un promotore di sviluppo piuttosto che ad un mero fornitore di beni e servizi.
Il valore aggiunto delle imprese italiane, con il loro patrimonio di conoscenze, esperienze e capacità, risiede nel trasferimento di know-how, nell'assistenza tecnica, nella formazione e nell’attivazione di altri meccanismi di cooperazione agroindustriale.
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Le attività economiche e produttive vengono realizzate nei paesi in via di sviluppo in osservanza delle Convenzioni internazionali in materia di ambiente, diritti umani e diritti dei lavoratori, nel rispetto delle comunità locali, ponendo attenzione ai piccoli produttori e collaborando con le ONG, in uno spirito di autentica responsabilità sociale d’impresa.
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DAICIIprende spunto dall’emergere di nuove relazione economiche e metodi fra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo. L’interconnessione tra aree del mondo sviluppate, oggi in crisi di crescita economica, ed aree del mondo ricche di materie prime ma prive di tecnologia e know-how, rischia di far ripartire un processo di neo-colonizzazione che tuttavia non è più praticabile nel terzo millennio.
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I popoli (e qui intendiamo i popoli sub-sahariani) sono oggi molto più consapevoli delle proprie ricchezze e non accettano più decisioni di governi nazionali che ‘svendono’ le ricchezze del proprio paese (basta citare il fenomeno del ‘land grabbing’) spesso per profitti a vantaggio di pochi, lasciando nella povertà milioni di persone. Ciò genera movimenti di ribellione che le cronache dei giornali riportano quotidianamente.
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L’alleviamento dalla povertà ed il benessere sociale passano attraverso la creazione di posti di lavoro e la crescita economica sostenibile.
Avviare “partenariati innovativi” globali in cui il rapporto donatore/beneficiario sia di fatto superato attraverso l’identificazione di programmi comuni finalizzati allo sviluppo umano reciproco, all’interno di un quadro multilaterale che favorisca una governance democratica globale.
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DAICI ha quindi l’obiettivo di favorire, facilitare e sviluppare nuove relazioni economiche NORD-SUD e SUD/NORD facendo incontrare imprenditori, istituzioni, privati e investitori della due parti nel rispetto di un partenariato equo e solidale le cui regole siano accettate da tutti.
Le Ong possono essere un interlocutore privilegiato per le imprese, attori sempre più indispensabili per immaginare politiche di co-sviluppo, di reciproco vantaggio, che siano durature nel tempo, a partire dai paesi emergenti fino a quelli ancora ai margini che presto saranno i nuovi protagonisti del mercato globale.
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PERCHE’ L’ITALIA?
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L’imprenditoria italiana nel settore agroindustriale è, per le sue caratteristiche, ideale per l’Africa sub-sahariana. Flessibilità, adattabilità, genialità di idee, valorizzazione della relazione umana, approccio semplice, diretto e concreto; grande esperienza cooperativa, lontano dalla prosopopea coloniale che (ora) pesa ed irrita nelle relazioni con paesi occidentali ex coloniali.
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La cultura africana, ricca di attenzione per i valori umani e molto concreta, non può che apprezzare questo approccio squisitamente italiano. Ci sono quindi le premesse per sviluppare progetti e collaborazioni. Tuttavia questo patrimonio di valori deve essere proposto e offerto in uno scenario nuovo e globale. Oggi l’Africa è al centro degli interessi di nazioni in grande sviluppo: Cina, Brasile, India.
Naturale quindi che gli africani si guardino attorno per valutare offerte, servizi, prodotti.
La debolezza del marketing ‘made Italy’ e cronica.
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Viaggi business B2B perlopiù realizzati con poche imprese e di pochi giorni non possono avviare contatti soddisfacenti. Occorre un ‘investimento’ ed una ‘strategia’ a medio termine che sovente gli imprenditori italiani non hanno. Questo fatto penalizza l’offerta italiana che viene così emarginata non per la qualità del prodotto e dei servizi ma per una mera mancanza di posizionamento continuo e efficace là dove è necessario che resti.
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In questo momento di crisi economica europea e italiana, scegliere l’Africa sub-sahariana significa scegliere un partner strategico per il futuro (nostro e loro), in un matrimonio dove da una parte si mette tecnologia, flessibilità, concretezza e qualità relazionale e dall’altra la materia prima, la mano d’opera giovane, la disponibilità all’apprendimento, l’impegno serio, la grande volontà di emergere….
In questo contesto la creazione di DAICI in Africa sub/sahariana può integrare e sopperire a quel vuoto di continuità e di presenza in terra africana. Il DAICI è quindi una ‘testa di ponte’ che permette alle imprese italiane di avere un punto dove esistere 365 giorni all’anno, una sede africana dove essere rappresentati, dove offrire prodotti, servizi, brochure, informazioni.
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Ma l'ambizione di DAICI sta nell'avviare in terra africana un progetto 'pilota' agroindustriale di filiera: produzione, trasformazione del prodotto e commercio. Associato ad una formazione degli agricoltori locali a tecnologie semplici ed efficaci per migliorarne la produzione.
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L’Esperienza italiana dei Distretti industriali
Il valore aggiunto delle imprese italiane, con il loro patrimonio di conoscenze, esperienze e capacità, risiede nel trasferimento di know-how, nell'assistenza tecnica, nella formazione e nell’attivazione di altri meccanismi di cooperazione industriale.
I distretti industriali, forma tipica della realtà produttiva italiana, si vedono oggi costretti, al fine di accrescere la loro competitività internazionale, ad attivare nuove strategie produttive e distributive. In questo processo essi tendono ad allargare i propri confini, stringendo rapporti con partner esterni, nazionali ed esteri, e creando delle reti di relazioni che aumentano la loro capacità di acquisizione d’informazioni sui mercati e di know-how.
Anche l’approccio e la strategia di sviluppo del business delle imprese italiane cosiddette “integrate”, che hanno un modello organizzativo con visione e struttura di filiera13, può rappresentare un esempio di rilevanza nel consolidamento del settore privato nei PVS: lavorare sulla valorizzazione della filiera e di quelle componenti di essa che non esistono o sono deboli (la lavorazione, il packaging, il marketing dei prodotti), diffondere innovazione tecnologica compatibile con il contesto locale, attrarre investimenti.
L’Italia rappresenta un punto di riferimento unico per quel che riguarda lo sviluppo locale: distretti industriali, filiere produttive integrate, dimensioni autonome di sviluppo locale sono esempi di tradizione, esperienze e know-how utili, con gli opportuni adattamenti, ai nostri partners
Il settore privato può inoltre generare sinergie tra imprese italiane (soprattutto PMI), ma anche progetti a triangolazione tra paesi per integrare capacità e maggiori disponibilità finanziarie, supportate da organismi internazionali e Banche di sviluppo.
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L’Italia può supportare la nascita di imprese attraverso collaborazioni industriali e sviluppo delle competenze locali. Le imprese vanno sensibilizzate a investire anche sullsviluppo del capitale umano locale.